IL MARMO CONTRO LA PALUDE. MASSIMO URSINO ROMPE IL SILENZIO E AFFIDA UNA NOTA AL SUO AVVOCATO

Pubblicato da Segreteria Nazionale il

Per chi non abbia confidenza con una dimensione diversa da quella dell’uomo medio urbanizzato, ligio anche nelle ingiustizie e prono a qualsiasi ricatto, risulterà arduo comprendere determinate dinamiche che avrà visto verificarsi solo in televisione, nelle trame dei film o tra i titoli di cronaca; certamente non vissuti in prima persona. Gli ultimi tre anni sono stati caratterizzati da una accelerazione degli stravolgimenti sociali che hanno la loro genesi in un difficilmente definibile passato.

Mentre per qualche decennio, con amarezza, constatavamo il fatto di essere gli unici ed inascoltati oppositori a quello che viene definito molto genericamente Nuovo Ordine Mondiale, da quando è stata sganciata la bomba della paranoia pandemica, molti italiani hanno iniziato ad autodefinirsi “risvegliati”, hanno condiviso con noi quelle piazze che da sempre avevano latitato, hanno preso consapevolezza, hanno imparato a conoscerci ed è crollato lo storico pregiudizio instillato dal potere nella loro mente, per natura poco incline all’analisi critica.

Il percorso di questo pseudo popolo del dissenso, lastricato, da una parte, da insidie del sistema e dall’altra dall’incapacità di trovare una sintesi e abbandonare i personalismi, ci ha condotti dopo mille peripezie alla storica data del 9 ottobre, giorno in cui il potere ha avuto la percezione, per dirla alla Junger, che i lupi stessero per trasmettere le loro qualità alla massa e che il gregge potesse trasformarsi in branco.
Scatta così la messa in scena della falsa devastazione alla Cgil, un’irruzione di poco più di tre minuti agevolata da personaggi col tesserino del ministero che apriranno le porte ai manifestanti e che non figureranno mai tra gli indagati, una “scena del crimine” stravolta dalla polizia per sua stessa ammissione, una ricostruzione dei fatti mistificata da una procura con il compito di demonizzare e distruggere il movimento per tagliare quel cordone ombelicale che univa l’avanguardia alle masse popolari; quindi processi farsa e il carcere.
Fatto sta che questo fantomatico popolo di risvegliati – quello al quale, per evitare di esporsi in prima persona, piaceva credere ancora nell’uomo invisibile (Qannon) che da oltreoceano avrebbe salvato le sorti del mondo – si è rimesso a dormire proprio quando la morsa vaccinale si è allentata, dando ancora una volta prova del fatto che questo popolo non è disponibile alla lotta se non per difendere interessi privati, diversamente dalla nostra cultura che, figlia di una vocazione greco-romana orientata al bene ed al giusto, ha dato prova per secoli di sapere combattere contro le ingiustizie e per un bene immateriale.

Chi scrive non viene condannato certo alla pena di sei anni semplicemente per quei 15 secondi circa in cui entra ed esce dal sindacato senza toccare una penna, anche se è questa la motivazione con la quale clamorosamente il giudice di primo grado emette la sentenza e che altrettanto incredibilmente il giudice della corte d’appello conferma. In un processo politico come questo, avvelenato certamente da apparati dello Stato col chiaro intento distruttivo, pesa il ruolo assunto nei venticinque anni di militanza tra i ranghi dell’unico movimento anti-sistema ancora oggi in attività. Pesa forse il fatto di aver rigettato con sdegno la proposta indecente, il patto col diavolo al quale mi fu chiesto di aderire da parte dei servizi segreti mentre mi sventolavano in faccia il “dovuto compenso” per quello che definivano “la mia consulenza”. Certi rifiuti si pagano…

Il muro di gomma del potere ha vanificato persino l’impresa titanica del nostro avvocato (che non nominerò in ossequio alla sua modestia aristocratica, ma che tutti ormai conoscete), che si è dovuto districare tra le falsificazioni della procura e l’inadeguatezza irritante di certi suoi colleghi, i quali si sono affannati nel tentativo di convincere la corte che i loro assistiti fossero dei semplici e rispettabili cittadini e che in quanto tali non appartenessero al movimento, rimanendo ugualmente con le pive nel sacco. Un impegno, il suo, generoso e militante, che certamente paga lo scotto della via funesta del rito abbreviato e che sicuramente darà frutti di tutt’altro sapore nell’altro filone, quello che si celebra con rito ordinario.

Insomma, quella alla quale siamo chiamati, noi e le nostre famiglie, supportati dal movimento e dai tanti amici, ma dimenticati se non rinnegati proprio da quel cosiddetto popolo del dissenso che si è ri-inserito negli ingranaggi del sistema, chiudendo la sua breve parabola e vivendo la sua mediocre vita borghese ancora circondato dalle ingiustizie e dalle immediatamente prossime insidie, come l’agenda green, non è una battaglia ordinaria, perché non sono ordinari i protagonisti della vicenda e non è ordinaria la materia dello scontro.
Di questo ne eravamo consapevoli; conta soltanto farsi trovare pronti qualsiasi cosa accada, con la consapevolezza che, come ci indica Cristina di Svezia, il vero coraggio non si sorprende di nulla.

Categorie: Comunicati

1 commento

Gian Luigi Trucco · 19 Agosto 2023 alle 8:26

Il “volgo” (uso il termine in senso latino senza connotazioni discriminatorie) ha avuto sì, come voi affermate, un piccolo sussulto post-pandemico, poi prontamente rientrato per le pressioni del pensiero unico e del Pensiero della Verità in via di realizzazione. Il popolo italiano non è purtroppo maturo per uno scatto di orgoglio, ma ha un’attenuante, in quanto vive, o meglio vivacchia, in un regime ottuso e comunque “a sovranità limitata”, in quanto sono ben altri poteri finanziaria e tecnologici a determinare scelte e stili di vita, dall’agenda green alla tecnologia, dall’abitazione alla mobilità, fino all’alimentazione e, chissà, forse un giorno, anche i modi di fare sesso.

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